E se Trump fosse come Gandhi?

Trump è oggetto di paragoni infelici da parte dell’elite americana: da Berlusconi a Hitler. Oltre ovviamente ai vari fascisti e ai più specifici come Orban o Le Pen. In pratica è variamente accusato di populismo e fascismo. I termini vengono trattati come se fossero sinonimi, ma ovviamente c’è differenza. Il populismo indica più un modo di interpretare il potere che un’ideologia politica. Il populista non è l’incarnazione del potere, un uomo del destino, come pensava di essere Hitler, ma più uno scettico che crede contino più le persone che le idee. Credo sia una buona definizione perché cattura gli aspetti positivi e negativi, sono disponisbili a cambiare le idee se queste si rivelano sbagliate, ovvero se non gli consentono di ottenere il potere.

Generalmente il successo di un populista porta a chiedersi perché non ci sia più fiducia nelle idee, ma credo sia un errore. I populisti sono votati da tutti, quando hanno successo, ma i suoi elettori iniziali non sono il tipo di persone che ha tempo di prestare attenzione alle idee. Sono persone che non hanno più fiducia negli esperti, ovvero nelle persone che interpretano le idee e le trasformano in politiche. Questo accade banalmente perché il sistema smette di funzionare e quindi anche chi non presta attenzione alla politica vede bene che la situazione non funziona più. E di chi può essere la colpa, se non chi dovrebbe badare a tutta la baracca?

L’elite pensa che questo sia una visione ingenua, ci sono diversi fattori sistemici… ma in un’ottica generale è sensata. Io non so come funziona un auto, ma se si rompe e il meccanico non la sa riparare significa che non è capace di fare il suo mestiere, no? Anche se questo potrebbe non essere sempre vero, è un’idea generalmente vera.

Personalmente credo in entrambe le posizioni ci sia un punto di verità, gli esperti possono dare tutta la colpa che vogliono a fattori esterni, ma anche se fosse vero, anche se la loro colpa fosse solo quella di essere incapaci di farsi ascoltare, quando manca la fiducia nella leadership questa deve essere cambiata. La fiducia è fondamentale per il buon funzionamento di una società, dagli scambi economici alla floridezza culturale, senza di essa tutto ha più attrito e si muove lentamente, tutto deve essere controllato più volte. E se tutto va male per la gente comune, ma comunque le elite riescono a incrementare il loro benessere, è naturale iniziare a dubitare che i leader abbiano davvero a cuore gli interessi delle gente.

È naturale pensare che solo una persona odiata dall’elite possa cambiare le cose. Anzi, non sono proprio gli esperti, con tutti questi attacchi a Trump, o Le Pen o Orban, a dire che le persone contano? Se dipingi una persona come se fosse il nemico numero uno della buona politica, non stai forse dicendo che è propria quella persona che può davvero cambiare le cose? Ma è anche vero che una sola persona non può fare tutto da solo, infatti non bisogna solo sostituire un leader, ma tutti. Ed è per questo che l’elite è così spaventata dai populisti, sanno che gli altri leader hanno bisogno di loro, ma un populista può fare a meno di loro.

Non scrivo questo per sostenere Trump, ma perché credo tra qualche mese potremmo dover paragonare Trump non a Hitler, ma a Gandhi:

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.

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