{"id":174,"date":"2014-04-08T16:06:36","date_gmt":"2014-04-08T15:06:36","guid":{"rendered":"https:\/\/tecnica.me\/?p=174"},"modified":"2019-04-13T18:08:51","modified_gmt":"2019-04-13T17:08:51","slug":"recensione-di-mazzini-di-giovanni-belardelli","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/tecnica.me\/recensione-di-mazzini-di-giovanni-belardelli\/","title":{"rendered":"Recensione di Mazzini di Giovanni Belardelli"},"content":{"rendered":"\n

Questa sar\u00e0 la recensione del libro di Belardelli, quanto una riflessione su Mazzini stesso. Innanzitutto devo dire che ho trovato questo libro migliore di quelli di Denis Mack Smith che, se potete, vi consiglio di evitare. Dico se potete perch\u00e9 \u00e8 sicuramente lo storico del risorgimento italiano che ha avuto pi\u00f9 fortuna; ha scritto libri sia sui tre padri della patria <\/em>che sul risorgimento in generale, sulla dinastia Savoia e la storia post-unitaria. Insomma per chi vuole approfondire la storia della fondazione d’Italia \u00e8 difficile evitarlo. Il problema di Smith consiste nella sua abitudine ad esprimere opinioni personali sull’oggetto dei suoi studi; ad esempio rivela una certa ostilit\u00e0 per Cavour, accusato di bassezza morale, sostanzialmente per la sua alleanza con la Francia che Smith, da buon inglese, non gradisce. Tale atteggiamento \u00e8 ovviamente discutibile per uno storico1<\/a><\/sup>. Al contrario Belardelli si limita a criticare Mazzini, ovvero ad osservare oggettivamente i suoi difetti. Ad esempio, quando rimarca che egli spesso mostrava una rocciosa ignoranza della realt\u00e0 italiana, sia per il suo esilio che per sua personalit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

Vita e personalit\u00e0 di Mazzini<\/h2>\n\n\n\n

Venendo al libro, esso inizia con la descrizione della sua \nformazione, inclusa l’osservazione sul rimaneggiamento fatto da Mazzini \nstesso circa la sua prima esperienza politica<\/em>, non la sua \npartecipazione (insignificante) ad un moto studentesco, bens\u00ec l’incontro\n con tre profughi di falliti moti piemontesi venuti a chiedere \nl’elemosina, che Mazzini descrisse come una sorta di illuminazione circa\n la sua missione. Egli visse la sua vita come una missione solitaria2<\/a><\/sup>, per la maggior parte in esilio, coltivando l’immagine di un profeta. Bench\u00e9 sia stranota la sua accentuazione del dovere<\/em>, questa presentazione mostra anche la sua meno famosa malinconia3<\/a><\/sup>\n che sembra portarlo a momenti di sconforto reali e, nota l’autore, \ntalvolta strategici per raccontare la sua sofferenza politica.

\nMazzini fu indubbiamente votato alla sua causa, vivendo anche in ristrettezze per aiutare altri emigrati italiani
4<\/a><\/sup>,\n ma esiste anche un parallelo tra la sua doppiezza politica e quella \npersonale. Ad esempio dopo l’unit\u00e0 italiana Mazzini scelse di rimanere \nin esilio, bench\u00e9 avrebbe potuto usufruire di un’amnistia, ufficialmente\n per protestare contro la rivoluzione mancata <\/em>5<\/a><\/sup>\n rappresentata dal regno sabaudo, ma viene da pensare anche perch\u00e9 la \nsua vita, personale e politica, era pi\u00f9 comoda a Londra. Ci\u00f2 sia perch\u00e9 \ntutta la sua rete di supporto era l\u00ec, sia per la sua tendenza alla \ncospirazione, che gli rimase per tutta la vita dai tempi della \ncarboneria, ed infine perch\u00e9 ci\u00f2 gli permetteva di ignorare la reale \ncondizione del Paese e coltivare la sua visione profetica6<\/a><\/sup>.\n E ancora: la sua capacit\u00e0 di accettare compromessi temporanei unita \nalla sua inflessibilit\u00e0 nel tramare per ottenere i suoi obiettivi \nfinali; la sua capacit\u00e0 di mantenere una fitta rete di contatti, che lo \nport\u00f2 ad essere la voce pi\u00f9 importante in Europa della lotta per l’unit\u00e0\n d’Italia, unita alla sua incapacit\u00e0 di ammettere fallimenti, che erano \nsempre colpa di cattivi esecutori; la sua abilit\u00e0 nel comprendere i \ndifetti dei piani altrui, ma la sua assoluta incapacit\u00e0 (ovvero non \nvolont\u00e0) di ammettere l’irrealizzabilit\u00e0 dei propri.

\nLa personalit\u00e0 di Mazzini erano le sue idee e viceversa. Essendo un \nromantico le sue contraddizioni, personali e politiche, erano parte \ndella sua stessa natura, priva di organizzazione, ma vissuta con totale \nconvinzione. Questo suo assolutismo lo port\u00f2 anche a vivere gli ultimi \nanni estremamente amareggiato, ritenendosi totalmente sconfitto, visto \nche l’unit\u00e0 non era stata ottenuta come voleva lui. Cio\u00e8 non aveva \nportato a quella rivoluzione morale, vero scopo della sua lotta. \u00c9 anche\n vero che la sua emarginazione politica fu reale, vista appunto la sua \nradicalit\u00e0, bench\u00e9 mantenne una grande influenza morale. In altre parole\n l’esilio finale di Mazzini, questa sua vicinanza spirituale e \nlontananza materiale, era la soluzione migliore per tutti.<\/p>\n\n\n\n

La religione politica di Mazzini<\/h2>\n\n\n\n

La visione politica di Mazzini era religiosa, egli disse che \u00abtutte \nle questioni si risolvono in una questione religiosa\u00bb. Credeva nella \nreligione come sistema pi\u00f9 che in una specifica religione. Anche se era \nassolutamente contrario al materialismo ne condivideva certe idee di \nfondo, ad esempio credeva che la religione, come l’umanit\u00e0, progredisse,\n anche se era finita l’epoca del cristianesimo, sarebbe stato necessario\n creare una nuova religione7<\/a><\/sup>.\n Come dice Belardelli, era influenzato da idee condivise dal mondo \ndemocratico francese, ma non era necessariamente consapevole, tale \naspetto ne \u00e8 un esempio, ma non \u00e8 l’unico.

\nAnche per via del suo romanticismo, che sosteneva la supremazia del \ncuore sulla ragione, Mazzini era portato a mischiare convinzioni \nassiomatiche con ragionate considerazioni, in maniera tale che \u00e8 \ndifficile capire quale fosse la vera causa di talune posizioni. Alcune \ndi queste convinzioni erano: la fine della supremazia francese, la \nnecessit\u00e0 dell’unit\u00e0, la libert\u00e0 fondamentale come mezzo ma non come \nfine, l’ostilit\u00e0 verso gli interventi stranieri.

\nLa fine del ruolo della Francia nella lotta per la libert\u00e0 era dovuto da\n una parte all’irreversibilit\u00e0 della rivoluzione francese che aveva \ncreato diritti acquisiti, dall’altra alla volont\u00e0 di supremazia della \nFrancia. La prima comportava che si andasse oltre ad essa, con i doveri,\n creando una nuova religione politica che potesse dare fondamento alla \nnuova societ\u00e0. La seconda richiedeva la nascita di una nazione italiana,\n creata attraverso una rivoluzione morale pi\u00f9 che politica, che avesse \nuna primazia, appunto, morale e non di governo sull’Europa. Era questa \nla missione assegnata da dio al popolo italiano.

\nL’unit\u00e0 morale, politica, sociale, culturale era fondamentale per \nMazzini, di nuovo per ragioni pratiche e filosofiche. Una repubblica \nunitaria, invece del federalismo, era necessaria perch\u00e9 la nazione fosse\n forte, in grado di difendersi da stranieri altrettanto forti. Bisognava\n evitare le lotte tra classi, difendendo la propriet\u00e0 privata, ma \nfacendo concessioni alle parti povere della societ\u00e0. Si doveva lottare \ncontro l’Austria, per unificare la nazione, ma anche perch\u00e9 l’ostilit\u00e0 \ndella stessa era inevitabile, tanto che Mazzini tent\u00f2 durante vari moti \ndi far intervenire l’Austria per scatenare una rivoluzione. L’unit\u00e0 era \npresente anche nel suo amore per il popolo come ideale, che per\u00f2 doveva \nessere guidato da un’avanguardia dotata delle necessarie qualit\u00e0 morali.\n Questo suo aspetto, unito alle continue critiche del popolo reale, che \navveniva spesso dopo le fallite insurrezioni, \u00e8 un’altra caratteristica \nmazziniana.

\nMazzini da una parte insisteva per il diritto inviolabile del singolo, \ndall’altra era assolutamente contrario all’individualismo. La libert\u00e0, \nin particolare quella educativa, era semplicemente un mezzo per \nconquistare la Verit\u00e0, che una volta raggiunta doveva essere ubbidita. \nEgli era curiosamente insistente nel difendere la libert\u00e0 individuale \ncome fondamenale qualore venisse attaccata, ma al contempo a negare il \nvalore quando ne aveva la possibilit\u00e0. Di nuovo si mischiano la \ndoppiezza e la volont\u00e0 di unit\u00e0 del nostro protagonista.

\nSe \u00e8 vero che il nostro eroe era contrario agli interventi stranieri, \ncon buone motivazioni pratiche, \u00e8 indubbio che il suo maggior contributo\n alla causa dell’unificazione fu proprio la perorazione della causa \ndell’unit\u00e0 tra gli stranieri. Un episodio degno di nota \u00e8 il seguente: \nin Inghilterra fu scoperto che la sua corrispondenza veniva violata e \npassata agli austriaci; Mazzini convinse un deputato radicale a \nrivelarlo e ci\u00f2 fece scoppiare uno scandalo. Egli utilizz\u00f2 la fama \nottenuta per perorare la causa della rivoluzione, sia modificando alcuni\n tratti indigesti della sua filosofia agli inglesi, come l’uso della \nviolenza, sia ingraziandoseli con riferimenti alla Gloriosa Rivoluzione \ninglese. Mazzini attribu\u00ec anche, falsamente, a questo spionaggio il \nfallimento di una delle sue ennesime rivolte.

\nLa vittoria finale era inevitabile, poich\u00e9 la missione era divina, \nquindi non solo i fallimenti erano insignificanti, ma quasi utili: \n\u00abcadete cento volte, apostoli del futuro, ma rialzatevi e ricominciate a\n operare: come il gigante della mitologia, la libert\u00e0 attinge nuove \nforze ad ogni caduta\u00bb. Le sconfitte sono comunque vittorie perch\u00e9 si \ncombatte, la nazione esiste anche se solo nei principi.

\nUn altro punto, che racchiude bene i contrasti del personaggio, era la \nsua contrariet\u00e0 al comunismo, la sua intuizione, rivelatesi corretta, \nera che la sua realizzazione avrebbe richiesto la creazione di una \ngigantesca burocrazia, in grado di dirigere e calcolare, la quale \nsarebbe stata inevitabilmente dittatoriale. Naturale \u00e8 il paragone con \nil governo totalitario ipotizzato da Mazzini, che addirittura prevedeva \nl’unificazione di Stato e Chiesa, il quale probabilmente avrebbe portato\n a risultati simili. Questo \u00e8 tutto Mazzini: lucidissimo nell’analizzare\n i problemi pratici di altri piani, assolutamente negato nel delineare \nla strategia dei propri.

\nDa ultimo cito un breve testo del libro sull’esperienza Mazzini circa la sua esperienza nella
Repubblica Romana<\/a>:<\/p>\n\n\n\n

Seppe dar prova di moderazione e di insospettate capacit\u00e0 \ndimostrative; ma seppe anche agire con determinazione, ad esempio nel \nfare reprimere i gravi atti di violenza, ad opera di bande armate […] \nverificatesi nelle province. Possiamo per ci\u00f2 stesso concludere che si \nsia rivelato […] uno \u00abstatista di razza\u00bb ? Direi di no, almeno non nel\n senso che intende chi ha formulato questo giudizio, vedendo all’opera \nin Mazzini una concezione \u00abautenticamente moderna\u00bb, della libert\u00e0, della\n democrazia e dello Stato, quando \u00e8 vero semmai il contrario. Proprio a \nRoma infatti, nei suoi rapporti con la Costituente, Mazzini mostr\u00f2 di \nnon comprendere meccanismi e regole di un’assemblea rappresentativa, che\n restavano sostanzialmente estranei alla sua concezione di democrazia. \n[…] \u00c9 appena il caso di notare che sia la contrariet\u00e0 ai partiti, \nconcepiti come elementi di divisione di una volont\u00e0 generale che \u00e8 e \ndeve restare una ed indivisibile, sia l’avversione alla divisone dei \npoteri mostrano come Mazzini si muovesse nel solco della tradizione \ndemocratica rousseauiano-giacobina, non diversamente dal resto del \nrepubblicanesimo d’Oltralpe. 8<\/a><\/sup><\/p><\/blockquote>\n\n\n\n

Conclusione<\/h2>\n\n\n\n

Mazzini fin\u00ec la sua vita considerandosi uno \u00absconfitto\u00bb, ma in realt\u00e0\n i suoi successi furono notevoli, uno su tutti la diffusione dell’idea \ndi un’Italia che unisse tutta la penisola, che altri, come Cavour, non \ncondividevano o, come Cattaneo, a cui preferivano la libert\u00e0 della \npropria piccola patria. Il problema, per Mazzini, era che lo \nconsiderasse solo un mezzo per iniziare una resurrezione morale<\/em>,\n dell’Italia e poi dell’umanit\u00e0. La fortuna e la condanna di Mazzini fu \nproprio quella di essere un profeta intransigente. Quelli che furono i \nsuoi successi pratici, come appunto l’unit\u00e0, erano ignorati e \ndimenticati, da lui e da gli altri, in vista di inarrivabili cambiamenti\n morali. Al contrario \u00e8 impossibile non notare il parallelo di certi \nsuoi atteggiamenti e richiami morali in buona parte della sinistra \nitaliana, che non \u00e8 mai riuscita a governare (bene), anche per questa \nsua natura assolutista. Ci\u00f2 non significa che la sua continua lotta sia \nstata inutile, anzi fu di grande importanza, sia per creare sostegno \nalla rivoluzione, in Italia e all’estero, sia per formare molti \nprotagonisti del Risorgimento, che si spostarono poi su opinioni pi\u00f9 \nmoderate.

\nMazzini non moder\u00f2 mai le sue posizioni, che pertanto sono e rimangono \nin parte abbastanza folli, ma in piccole dosi e come ispiratore, rimane \nuna grande figura del Risorgimento italiano, ieri come oggi. Il libro \u00e8 \nconsigliato a chi interessa il Risorgimento, ma anche a chi vuole capire\n l’origine di certi tratti della nostra politica, assieme cinica ed \nidealista.<\/p>\n\n\n\n


\n\n\n\n

Note<\/h3>\n\n\n\n

1. ho l’impressione che la fortuna di Smith sia dovuta pi\u00f9 alla sua \nnon italianit\u00e0 che alla sua competenza; vista la nota polemica sul \nRisorgimento uno straniero ha un’utile aura di neutralit\u00e0 [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

2. anche se viene accennato ad una sua probabile relazione clandestina con una donna inglese [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

3. l’autore cita Mazzini che parla di \u00abspleen <\/em>intraducibile\u00bb [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

4. fino a quando, pi\u00f9 tardi nella vita, fu costretto a vivere in \nristrettezze per la confisca dei suoi beni dovuta ad una condanna [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

5. tema che sfortunatamente ebbe fortuna ed imitatori<\/a> [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

6. e, si sa, nemo profeta in patria<\/em> [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

7. emblematico in tal senso il suo credere nella reincarnazione [\u21b5<\/a>]<\/p>\n\n\n\n

8. p. 152 [\u21b5<\/a>]<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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