In questi ultimi anni si è diffuso un reale senso d’insoddisfazione e perdita di speranza in Europa. Questo ha portato ad un gran parlare di indipendentismo, ma nei fatti questo si è spesso risolto in un nulla di fatto. C’è stato un solo referendum indipendentista, in Scozia, che è fallito. La Brexit si è avvicina al concetto di indipendenza, ma nei fatti si è trattato dell’uscita da una comunità di Stati, perché il Regno Unito era già indipendente.
In realtà la vitalità dei movimenti indipendentisti è largamente esagerata. I sondaggi e le persone che parlano indipendenza sono cose ben diverse da reali movimenti di indipendenza. Ottenere l’indipendenza è estremamente difficile. La storia d’Italia lo dimostra bene, così come le annose questioni dell’isola irlandese. Seppure esistano movimenti indipendentisti, questi sono ben radicati nella storia e non spuntano rapidamente come un ciclo di notiziari.
L’indipendenza è rischiosa, difficile e, perlomeno nel breve termine, svantaggiosa, poiché si perde il vantaggio di essere integrati in una comunità più larga in cambio di una migliore prospettiva futura. Per avere una speranza di indipendenza servono:
- una forte identità che definisca un popolo
- un movimento politico ben organizzato che ne difenda chiaramente gli interessi
- un grande problema interno che affligga specificatamente quel popolo
- la capacità di tener testa ad un’entità, per definizione, più forte, unita e ben organizzata degli indipendentisti
La presenza di tutte e quattro questa caratteristiche è rara, perlomeno in Europa.
Ci sono pochi stati, o regioni, che sono già de facto indipendenti, come la Transnistria o il Kosovo, ma che non hanno ancora un riconoscimento ufficiale universale. A parte questi, ci sono pochi candidati forti che hanno la potenzialità di diventare indipendenti nel futuro prossimo.
Infatti c’è addirittura una regione che è de facto indipendente, ma sta tentando di riunificarsi con il resto del Paese originario: Cipro del Nord.
I potenziali indipendentisti
Ci sono alcune regioni che hanno storicamente provato ad ottenere l’indipendenza, anche con diffusi movimenti terroristici, ma non hanno attualmente un serio movimento indipendentista, come la Corsica o il Sud Tirolo.
Ci sono alcune regioni che potrebbero probabilmente creare un serio movimento per l’indipendenza, perché hanno forti identità regionali e partiti che le difendono. Regioni come la Baviera o le Fiandre. Però queste regioni non stanno attualmente promuovendo simili politiche.
Ci sono alcune regioni che hanno espresso il desiderio di diventare indipendenti ed hanno anche effettivamente fatto qualcosa per farlo:
- Paesi Baschi. Benché ci sia stato uno spostamento di obiettivo verso l’autonomia piuttosto che l’indipendenza. Dimostrato, tra le altre cose, dalla fine degli attacchi terroristici dell’ETA.
- Scozia. Hanno avuto un referendum sull’indipendenza e l’indipendenza ha perso. La Brexit potrebbe aver riacceso la questione, ma per adesso si è risolta più che altro in dichiarazione politiche. Non è chiaro se davvero il popolo scozzese voglia un nuovo referendum nella confusa situazione post-Brexit, e non preferisca invece aspettare di vedere cosa accade. Anche se ci fosse un nuovo referendum, non è chiaro se l’indipendenza vincerebbe.
- Irlanda del Nord. Proprio come nel caso basco, gli indipendentisti nordirlandesi hanno abbandonato il terrorismo. Anch’essi si sono mossi verso richieste di maggior autonomia. Sfruttando anche le simili richieste scozzesi. Questo non significa che la scelta sia terrorismo o autonomia, ma che sia i baschi che i nordirlandesi hanno compiuto un percorso simile. Effettivamente i movimenti indipendentisti non hanno nominalmente rinunciato alla ricerca dell’indipendenza dal Regno Unito e riunificazione con l’Irlanda, però non hanno più organizzato alcuna reale iniziativa in tal senso. Gli Accordi del Venerdì Santo sembrano aver soddisfatto la maggior parte delle persone. Se è vero che Brexit ha un po’ scombussolato la situazione, come per il caso scozzese, non è chiaro quale sarà l’impatto di un simile evento. Non a caso, anche dopo la Brexit, i partiti nominalmente indipendentisti hanno ammesso di non avere un vero piano per l’indipendenza e non hanno in mente alcuna iniziativa immediata per organizzare un referendum in tal senso.