Taiwan è una piccola isola di fronte alla Cina continentale, di fatto indipendente, ma legalmente parte della Cina. Tecnicamente Taiwan è la Repubblica di Cina mentre la Cina continentale è la Repubblica Popolare Cinese.
Questa posizione è sostenuta da entrambi i governi, cioè il governo Taiwan sostiene:
- che Taiwan faccia parte di un unico Stato cinese
- di essere il legittimo governante di tutta la Cina
La Repubblica Popolare Cinese ha sostanzialmente la stessa posizione, a parte il fatto ovviamente che ritiene essa stessa di essere l’unica legittima governante della Cina.
La posizione del governo di Taiwan può sembrare curiosa, come può un Paese di 23 milioni di abitanti pensare di poterne controllare uno di più di un miliardo?
A prima vista questa può sembrare una velleità storica. Infatti il Giappone conquistò Taiwan dalla Cina nel corso della sua fase espansionistica, occorsa tra la fine del diciannovesimo secolo e la prima parte del ventesimo secolo. Dopo la seconda guerra mondiale Taiwan venne restituita al governo cinese, che allora era controllato dai nazionalisti del Kuomintang. Però i nazionalisti persero la guerra civile con i comunisti e si rifugiarono sull’isola di Taiwan. Quindi si potrebbe pensare che i nazionalisti di Taiwan conservino il sogno di dominare l’intera Cina. Ma non è così.
In realtà questa posizione ufficiale simile ha ragioni molto differenti. Nei fatti Taiwan è costretta a sostenere che Taiwan faccia parte della Cina, anche se sa bene di non avere alcuna speranza di riprendere il controllo della Cina continentale, vediamo perché.
La fine della Gloria Nazionale
Sappiamo che Taiwan non ha alcun progetto di riconquista del continente, perché ne aveva uno, ma lo ha formalmente abbandonato.
Il Progetto Gloria Nazionale aveva come obiettivo esplicito la riconquista della Cina. Il leader della Cina nazionalista, Chang Kai-shek, aveva lanciato il progetto nel 1961 visto il contesto storico:
- i disastrosi risultati del Grande Balzo in Avanti
- l’inizio della Guerra in Vietnam
- il fatto che la Cina era sul punto di ottenere la bomba atomica1
I risultati però furono fallimentari sia in campo militare che diplomatico.
Dal punto di vista militare, le operazioni per prendere il controllo di isole strategiche fallirono.
Dal punto di vista diplomatico, Chang Kai-shek sapeva bene di aver bisogno del sostegno della comunità internazionale. Sostegno che fino a quel momento era rappresentato dal fatto che le potenze occidentali, ovvero gli USA, riconoscevano Taiwan come governo legittimo della Cina2. Ciò era dovuto alle necessità della guerra fredda.
Però il presidente Nixon decise di aprire al governo comunista cinese e molti Stati iniziarono a riconoscere la situazione di fatto: il Partito Comunista Cinese controllava la Cina. In particolare, nel 1971 l’ONU cambiò il riconoscimento ufficiale del legittimo governo della Cina: dalla Repubblica di Cina a quello della Repubblica Popolare Cinese. Con questo cambiamento Taiwan perse il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. Pertanto ogni speranza di supporto internazionale svanì.
Quindi il Progetto Gloria Nazionale fu ufficialmente abbandonato nel 1972.
Una Cina, ma due realtà
Quindi Taiwan sa di non poter controllare l’intera Cina, ma di avere solo l’effettivo controllo dell’isola. Allora perché mantiene la pretesa formale di essere il governo di tutta la Cina?
La motivazione è puramente difensiva e dovuta alla politica ufficiale della Repubblica Popolare Cinese chiamata Una Cina. Questa politica afferma che esiste un’unica Cina. La Cina ha ufficialmente annunciato che considera ogni azione contraria a questa politica una dichiarazione di guerra.
In altre parole se Taiwan riconoscesse la situazione di fatto di separazione sarebbe attaccata militarmente dalla Cina. Ma perché la Cina ha questa politica? Ufficialmente vi sono ragioni storiche, geografiche e di legittimità politica, ma nei fatti solo le ultime contano davvero, le altre sono sostanzialmente scuse, ovvero motivi formali per difendere questa pretesa.
Breve storia di Taiwan
Storicamente la Cina è sempre stata concentrata su questioni interne. L’unica preoccupazione dei suoi regnanti era amministrare il Paese, il resto non contava: un po’ per arroganza, un po’ perché effettivamente la Cina era così grande che non valeva la pena occuparsi di altro. Pertanto la Cina non è stata una potenza espansionista.
Questo ha comportato che, nonostante la sua vicinanza alla Cina, l’isola di Taiwan fu colonizzata inizialmente non dai cinesi, bensì dagli europei. In pratica sull’isola sono arrivati prima i portoghesi, spagnoli e olandesi che i cinesi3.
Taiwan però fu conquistata dai cinesi nel contesto delle lotte di potere per il controllo della Cina. Quando la dinastia Qing conquistò la Cina, alcuni lealisti della vecchia dinastia Ming presero il controllo di Taiwan dagli europei per usarlo come base delle loro operazioni. Quindi i Qing, cioè i governanti della Cina, conquistarono l’isola per porre fine alla resistenza al proprio dominio.
Taiwan quindi non è parte delle terre storiche o geografiche fondamentali della Cina. Non è l’equivalente di Roma o Venezia per l’Italia. Nei fatti non ha alcun valore storico o sentimentale per i cinesi. Non è altro che una terra usata in passato per operazioni di pirateria contro la Cina.
L’importanza geografica di Taiwan
In effetti proprio perché in passato Taiwan fu usata per compiere azioni militari contro la Cina si potrebbe pensare che ottenerne il controllo sia importante per la Cina. Indubbiamente c’è del vero in questo, nel senso che se la Cina controllasse Taiwan nessuno potrebbe usarla contro la Cina.
Però oggi fare operazioni di disturbo del genere sarebbe molto più difficile e, soprattutto, esistono alternative migliori al controllo assoluto di un territorio per neutralizzarne il potenziale ostile.
Ad esempio sarebbe possibile una politica di finlandizzazione, ovvero l’adozione da parte di un piccolo Stato di una politica di eterna neutralità rispetto al gioco delle grandi potenze, in cambio del riconoscimento della propria indipendenza.
Questa sarebbe una scelta migliore e più sicura perché garantirebbe che gli Stati Uniti non potrebbero mai usare Taiwan come base contro la Cina. Invece facendo di Taiwan un luogo conteso c’è il rischio implicito che la contesa possa essere perduta.
Il problema della legittimità politica
La vera motivazione per cui la Cina vuole il controllo anche di Taiwan è dovuto a questioni di legittimità politica. Vale a dire il Partito Comunista Cinese ritiene che controllare Taiwan contribuisca a legittimare il suo controllo dell’intera Cina.
Questo è in parte vero, in parte semplicemente una politica che il Partito Comunista Cinese ha scelto di seguire in passato e adesso è costretta a mantenere per salvare la faccia.
La parte vera è che esiste una lunghissima tradizione di riunificare la Cina dopo periodi di divisione. Uno dei più importanti romanzi cinesi, il Romanzo dei Tre Regni, inizia così:
L’impero, a lungo diviso, deve essere unificato; a lungo unito deve dividersi. Così è sempre stato.
Questo non è solo una massima, ma l’espressione di una profonda realtà storica. Pensate se l’Antica Roma fosse sopravvissuta e noi studiassimo ancora oggi la conclusione di varie guerre civili con la ripresa del controllo da parte di un unico governo centrale.
Pertanto è ragionevole sostenere che ottenere di tutto il territorio tradizionalmente considerato Cina aumenterebbe la legittimità del governo Comunista.
Inoltre vi è l’obiettivo più esplicito e recente di riconquistare tutti i territori persi durante il secolo di umiliazione, ovvero un periodo di debolezza della Cina. Questo per l’ovvio motivo di riaffermare il ritorno della potenza cinese.
Esiste anche l’indubbio parallelo storico tra quando accaduto ai lealisti Ming e quando i Comunisti cinesi vorrebbero fare ai governanti di Taiwan. In entrambi i casi Taiwan è stato il rifugio dei perdenti della guerra per i controllo della Cina, quindi eliminarli avrebbe il significato di chiudere definitivamente la guerra civile e ogni pretesa di alternative al governo del Partito Comunista. In altre parole la Repubblica Popolare è interessata più alla tradizione di estinguere l’idea di ribellione o di alternativa politica al suo dominio che ottenere il controllo del territorio di Taiwan di per sé.
Queste sono tutte ragione significative che indicano che esiste un reale significato nel controllare Taiwan.
La parte meno vera è che il controllo totale di tutto ciò che è stato cinese sia imperativo per dare legittimità al governo Comunista. I cittadini cinesi oggi non sono contadini analfabeti del tredicesimo secolo.
La maggior parte di loro sostiene l’attuale governo cinese perché è stabile, ha portato prosperità economica e funziona abbastanza bene. Anche se alcuni pensano che in teoria si potrebbe avere qualcosa di meglio, nessuno vuole rischiare dei disordini sociali perché sa che potrebbe anche ottenere molto peggio.
Inoltre esiste il precedente della Mongolia. Essa faceva parte della Cina in precedenza, ma la Repubblica Popolare Cinese ne ha riconosciuto l’indipendenza senza creare problemi. E nessuno la usa come argomento per minare l’autorità del governo cinese.
In sintesi quindi, la Repubblica Popolare Cinese considera Taiwan parte della Cina per indicare ad avversari interni ed esterni che la Cina è tornata ad essere il paese indispensabile e più potente del mondo.
Cosa ne pensano le popolazioni?
Fino ad ora non abbiamo parlato di cosa pensa la gente in merito alla questione. La ragione è che l’opinione popolare segue le altre ragioni piuttosto che guidarle.
Le due popolazioni non hanno una vera posizione forte in merito e seguono piuttosto le considerazioni politiche. Etnicamente entrambe le popolazioni sono molto simili, anche se a Taiwan esiste una consistente minoranza di nativi dell’isola. Negli ultimi anni questo ha contribuito a sviluppare un’identità taiwanese, ma nei fatti, nei limiti in cui questa esiste, è più una risposta alla crescente pressione politica portata dalla Cina.
In altre parole, gli abitanti di Taiwan si sentono differenti tanto più che aumenta la pressione cinese per sottometterli. Se ci fosse un governo democratico in Cina, probabilmente pochi a Taiwan si opporrebbero ad una riunificazione con la Cina.
Dalla parte cinese, ci sono milioni di persone in giro per l’Asia, inclusi luoghi in cui sono una maggioranza relativa, come Singapore. E nessuno pensa che questi debbano essere integrati nella Cina.
Mutatis mutandis questa situazione è simile a quelle della Svizzera: i suoi abitanti etnicamente sono tutti tedeschi, francesi e italiani. La Svizzera esiste come stato indipendente per ragioni politiche che hanno portato allo sviluppo di un’identità svizzera differente da quella delle popolazioni confinanti.
Beninteso, con questo non intendo dire che la Svizzera non abbia ragione di esistere, ma, al contrario, che se la Svizzera fosse, per esempio, il 10% più grande o più piccola, nessuno cambierebbe opinione sulla sua statualità. Gli svizzeri continuerebbero a considerarsi svizzeri allo stesso modo. Vale a dire che gli svizzeri non fondarono il Paese per motivi etnici o geografici, ma politici. Non esistino quindi confini naturali della Svizzera, ma solo di quelli creati da eventi storici.
- L’ottenimento della bomba atomica avrebbe reso impossibile ogni attacco, quindi erano costretti a lanciare un attacco prima di quell’evento o rinunciare
- Agli Stati Uniti Taiwan sembrava inizialmente migliore non perché fosse una democrazia. Difatti era una dittatura, ma era una dittatura non-comunista
- C’erano dei nativi, ma non erano cinesi