Abbiamo il diritto di salvarli?

Esiste un buon numero di brave persone che vorrebbero far di tutto per salvare gli altri. Ovvero, vorrebbero aiutare le persone di un altro Paese in nome di un certo principio morale. Per esempio, dichiarare guerra alla Corea del Nord, Stato noto per essere in fondo a tutte le classifiche sui diritti umani1 e sulla ricchezza2.

Questo è un sentimento comune e, se uno fosse un adolescente, in qualche maniera comprensibile. Chi infatti, sopratutto se giovane, può rimanere insensibile al grido di dolore che da tante parti del mondo giunge a noi?3

Le conseguenze prevedibili

Il problema è che il complesso del salvatore è una poltiica pericolosa.

Come stranieri non abbiamo diritto di “salvarli” dalla loro situazione. Lasciamo pure da parte il fatto che sarebbe una guerra illegale di aggressione e contro il principio fondamentale di non-interferenza del moderno stato westfaliano.

Anche superando queste considerazioni, in nome della moralità, rimangono comunque parecchi problemi:

  • Anche nelle più rosee delle previsioni migliaia di sudcoreani morirebbero e ci sarebbero delle consequenze economiche significative. Queste non possono essere evitare sia per via della geografia che della centralizzazione della Corea del Sud.
  • Anche nelle più rosee delle previsioni migliaia di nordcoreani morirebbero. Una guerra non migliorerebbe la loro situazione perché sarebbero morti.
  • I sudcoreani si sono rifiutati di pagare una Tassa di Unificazione, proposta nel passato. In generale sembra che la situazione, a loro, stia bene così e sono molto meno preoccupati di quello che una persona estranea potrebbe pensare

Armiamoci e partite

In generale, non saremmo noi a pagare il prezzo di una guerra. Sarebbero i milioni di coreani che pagherebbero e combatterebbero da entrambi i lati. Perciò che diritto abbiamo, noi, di decidere cosa accade a loro?

Anche se uno fosse d’accordo, in principio, che una guerra, per quanto costosa, alla fine migliorerebber la vita di milioni di persone, da entrambi i lati, c’è ancora il problema del «perché noi?».

Se tu fossi un sudcoreano medio, cioè uno di quelli che dovrebbero in pratica combattere e pagare per la guerra, potresti preferire che sia un’altra generazione a risolvere la situazione. È semplice pensare che, se si trattasse dell’Italia noi lo faremmo, ma in pratica siamo tutti bravi a dire: «armiamoci e partite». Se si trattasse dell’Italia sarebbero le nostre vite, e ognuno di noi potrebbe decidere per sè, ma lo stesso vale per i coreani: spetta a loro decidere cosa fare delle proprie vite.

La democrazia vale sempre o non vale affatto

Non si può credere nella democrazia e poi non applicarla. Non si può sostenere l’inalienabile diritto di decidere della propria vita e poi agire come se questo non fosse vero. Anche se fossimo consapevoli, per qualche magico motivo, che i coreani vorrebbero fare quella scelta, se ne avessero la possibilità. Se noi sapessimo al 100% che noi staremmo realizzando il loro desiderio inconsapevole, anche in quel caso rimarrebbe una scelta che spetterebbe a loro, perchè una scelta ha mille diramazioni pratiche.

Come condurre una guerra? Che società costruire, dopo? Queste sono scelte intrinsecamente legate all’idea di fare una guerra. E lo stesso vale per molte altre azioni poltiche e sociali. Non c’è un solo governo ideale, o una sola interpretazione corretta di libertà di parola. E ogni popolo trova la propria strada, per quanto imperfetta, attraverso le proprie scelte, che può compiere solo sviluppando i propri corpi sociali, come partiti e associazioni. In altre parole, come visto molte volte, una libertà donata è fragile e spesso apparente, perché una società democratica si fonda sulla fiducia e sulla responsabilità condivisa. Ed è solo attraverso le scelte sul cosa fare che vengono creati le strutture sociali ed i legami che la permettono.


Notes

  1. assieme all’Arabia Saudita []
  2. anche qui non da solo, ma decisamente in pessima posizione, soprattutto rispetto ai fratelli del sud []
  3. spero ricorderete tutti la citazione []

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