La crisi del Covid-19

L’Italia ha affrontato il Covid-19 alla sua maniera: confusa e raffazzonata. Scrivo questo articolo non per piangersi addosso, ma per compilare una cronaca degli eventi. Un articolo che possa essere utile per avere una prospettiva più chiara. Questo per tentare di capire cosa potrà accadere in futuro e magari per ricordarsi come non affrontare la prossima crisi.

Credo ciò abbia valore perché l’incertezza è la parte peggiore di una crisi: sai che le cose cambieranno, ma non sai ancora come. Anche quando la situazione si assesta, l’incertezza rende tutto ancora peggiore: non solo la situazione è difficile, ma non sai nemmeno quanto durerà.

In un certo senso quindi le terribili certezze che abbiamo ormai con la crisi del Covid-19 portano un certo sollievo. Due erano i dubbi iniziali:

  • ci sarà una vasta epidemia?
  • ci sarà una recessione?

Ora abbiamo la risposta a queste domande: assolutamente sì, perlomeno per l’Italia. Non è certo la risposta che volevamo, ma almeno è una certezza. Per altre parti del mondo sembra esserci ancora speranza.

Il Covid-19 in Italia

Sappiamo che per l’Italia le risposte sono positive, perché queste cose stanno già accadendo. L’epidemia c’è, il contenimento ha fallito.

La situazione al 9 marzo 2020, dati ufficiali

La recessione, che pure era già probabile prima, è oramai certa.

Bisogna anche constatare con amare certezza che entrambe le cose c’è per certi versi ce le meritiamo. Non nel senso che sia giusto subirle, ma nel senso che non le abbiamo esattamente subite, piuttosto abbiamo agito in tal modo da favorire la loro realizzazione.

La ragione fondamentale della recessione certa è la nostra eterna e strutturale debolezza economica, che ci fa cadere ad ogni soffio di vento. Ricordo infatti che il nostro PIL è ancora inferiore a quello che era nel 2008, casomai fortunatamente ormai raro nel resto del mondo. I fatti sono ben noti, si ripetono da 20 anni, tanto che sono praticamente amici d’infanzia, quindi inutili ripeterli.

Sul fatto che l’Italia abbia fatto tutto il possibile per invitare l’epidemia, sbagliando a tutti i livelli, è anche nota in questo momento, ma raccogliamo i fatti per i posteri.

Un inizio confuso

Fondamentalmente l’Italia ha fallito completamente la risposta a questo nuovo coronavirus: ha agito rapsodicamente, mischiando scatti di panico con misure blande; lo ha fatto a tutti i livelli, dal governo fino al personale sanitario. Cercherò di essere conciso ma rifarmi a fatti specifici, per evitare attacchi di qualunquismo, che possono colpire chiunque.

Siamo alla fine di gennaio – inizio febbraio, si prende atto della diffusione del contagio in Cina, arrivano i primi casi esogeni in Italia (la coppia di turisti cinesi) e iniziano a vedersi pessime prove da tutti.

Conte pensa alla normale politica

Il governo Conte ha inizialmente fermato i voli dalla Cina, invece di effetttuare alcuna quarantena. Questo mentre altri governi, come quello di Hong Kong, imponevano quarantena per le stesse persone. Hong Kong fa parte della Cina, ma ha un’amministrazione autonoma, difficile quindi accusarli di razzismo verso i cinesi. Allo stesso tempo si imponevano quarantene, in Italia e ovunque, a chi rientrava direttamente da Wuhan.

La misura scelta da Conte non aveva ragione scientifica, perché le persone potevano partire dalla Cina, passare per altri Paesi UE, ed arrivare comunque in Italia. Era quindi non solo una mossa inutile, ma addirittura dannosa, perché rendeva impossibile capire chi arrivasse dalla Cina. Questo è esattamente ciò che disse Walter Ricciardi, esperto dell’OMS disse il 23 febbraio:

Come mai in Italia i contagiati sono aumentati di colpo?
«E’ un caso da manuale, in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione. Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località.

Perché quindi è stato fatto? Per puri motivi politici. Semplicemente Salvini diceva di stabilire controlli e la quarantena (e bloccare gli sbarchi, che però non c’entrava nulla). Conte, per sembrare responsabile agli italiani, ma non dare ragione a Salvini, penso di aver trovato il colpo di genio bloccando i voli.

Non c’è stata alcuna preparazione

Nonostante i proclami di attenzione da parte di Conte, non c’è stata alcuna preparazione per l’emergenza. Nessuno si aspettava che l’Italia costruisse un nuovo ospedale in 12 giorni, come ha fatto la Cina.

D’altra parte però era già chiaro che, in caso di epidemia, uno dei problemi più difficili da affrontare sarebbe stato trovare i posti letto per tutti i malati gravi. Questo era rivelato dal fatto che la mortalità del virus fosse più alta a Wuhan, che fuori. Ciò avveniva perché a Wuhan c’erano troppi malati, pertanto molti non potevano ricevere cure adeguate e, senza di esse, morivano.

Ecco la ragione della rapida costruzione di nuovi ospedali in Cina.

La società agisce di pancia

Politici minori e le persone normali non agivano meglio.

Alcune persone hanno iniziato a non andare nei ristoranti cinesi, cosa ovviamente priva di senso. Lo stesso era avvenuto con i ristoranti giapponesi dopo il caso del disastro nucleare di Fukushima, come se il pesce fosse pescato direttamente dai rettori giapponesi.

La politica italiana ha risposto così, con Dario Nardella, sindaco di Firenze.

Pare folle doverlo dire esplicitamente, ma due estremi possono essere entrambi nel torto. Disertare una comunità perché questa ha dei problemi a migliaia di distanza, non vuol dire che abbia senso adottare pratiche che diffondono malattie, durante un’epidemia. Tanto più che la cultura cinese tradizionale non è solita a queste forme di saluto, quindi sarebbe pure imperialismo culturale.

Beninteso che questi due fenomeni hanno avuto più impatto sui social che nella vita reale, i segnali non erano incoraggianti.

L’Italia si scopre malata di Covid-19

Siamo nell’ultima settimana di febbraio, quando scoppiano i focolai di Codogno, in Lombardia, e Vo’, in Veneto. Si capisce da subito che i casi saranno perlomeno un centinaio, ma invece di capire che è l’inizio della crisi, continuano polemiche e dilettantismo.

Conte minimizza

Conte è chiaramente preso contropiede da questa scoperta e, negli stessi giorni, cerca di minimizzare la scoperta.

Conte giustifica la scoperta di tanta casi definendoli sostanzialmente un simbolo della nostra speciale attenzione. Cioè abbiamo più casi, perché siamo più bravi a controllare.

Una scusa priva di senso. Sia perché è improbabile che solo da noi si facciano “controlli seri”, sia perché proprio non è vero.

Conte, invece di prendere atto di aver sbagliato, o perlomeno di tacere, inizia a parlare a vanvera e dare la colpa a tutti. È vero che ci sono colpe per tutti, ma sopratutto per Conte.

Conte incolpa

Abbiamo già citato la critica di Walter Ricciardi circa la bizzarria della chiusura dei voli diretti dalla Cina, ma senza quarantena. In aggiunta a quest’errore, Conte, invece di mettersi alla guida del Paese, se la prende con opposizione, presidenti regionali e persino con i medici.

È tensione tra governo e Regioni sul diffondersi del contagio e sulle misure da adottare: “Sono ingiustificate azioni autonome” da parte dei governatori, aveva già detto Conte in serata arrivando nella sede della Protezione civile: “Non è possibile che tutte le regioni vadano in ordine sparso perché le misure rischiano di risultare dannose”, ha aggiunto, annunciando che domani incontrerà tutti i governatori. E poi: “Non prendiamo nulla sotto gamba altrimenti non avremmo adottato misure di estremo rigore. Non possiamo prevedere l’andamento del virus: c’è stato un focolaio e di lì si è diffusa anche per una gestione di una struttura ospedaliera non del tutto propria secondo i protocolli prudenti che si raccomandano in questi casi, e questo ha contribuito alla diffusione. Noi proseguiamo con massima cautela e rigore”.

Vedremo poi che in effetti aveva parzialmente ragione sui medici, anche se questo non lo assolve dai suoi errori. Il vero problema è che questo è stato chiaramente un errore di strategia politica.

Se chiedi unità, ma tu stesso inizi a lanciare accuse, ti saboti da solo.

I governatori delle regioni colpite, Lombadia e Veneto, ovviamente contestano le accuse e rimandano la responsabilità al governo.

Fontana ha definito “irricevibile e, per certi versi, offensiva” l’ipotesi di Conte: “Parole in libertà – ha aggiunto Fontana in una nota – che mi auguro siano dettate dalla stanchezza e dalla tensione di questa emergenza. La Lombardia sta dimostrando di essere all’altezza della situazione e sta gestendo con competenza ciò che sta accadendo. E tutto questo alla faccia dell’autonomia e dei pieni poteri”.

Conte spaventa

Non solo, ovviamente questi attacchi alla cieca minano sia la credibilità italiana all’estero, che la sua azione di governo. Poiché è chiaro che se inizia dando la colpa a tutti gli altri, questi poi devono tutelarsi in qualche maniera per difendere la propria credibilità. Insomma, anche avesse avuto del tutto ragione e fosse stato immune da critiche, è stato un errore madornale.

Infatti, questa è stata la lettura della CNN.

Italian authorities were on the defensive Tuesday as they faced tough questions over the country’s handling of the novel coronavirus, which is rapidly spreading across the country’s northern regions. Italian Prime Minister Giuseppe Conte has tried to allay fears that the central government is unable to contain the virus, after he was forced to admit that a hospital in the northern town of Codogno had mishandled the region’s first coronavirus case and had contributed to the deadly virus’ spread.

In pratica la CNN sostiene che il governo Conte ammette degli errori da parte dell’Italia e cerca di contenere la paura. Quando in realtà è stato lui stesso a ingenerare paura.

Non solo, Conte il giorno dopo è stato costretto a cambiare il tono.

“Da parte nostra c’e’ la massima cautela nel perseguire una politica sanitaria efficace. Sono fiducioso, ce lo dicono gli esperti, che le misure che abbiamo preso saranno molto efficaci e avranno un effetto contenitivo. Non dobbiamo pensare a scenari drammatici. Il nostro sistema sanitario e’ eccellente, le nostre misure di cautela sono di massimo rigore e confidiamo che per questo nei prossimi giorni si produrra’ un effetto contenitivo della diffusione del virus”

Si vede Conte in tutta la sua confusione: prima attacca l’azione dei medici, poi il giorno dopo dice: “ guardate, che siamo tutti bravissimi e prontissimi”.

La ciliegina sulla torta è stata la solita doverosa azione della magistratura, in seguito alle accuse di Conte: Siamo il paese che se la prende con chi sta in trincea.

E non è finita perché, in seguito alle dichiarazioni di Conte, la Procura di Lodi ha aperto un’indagine per accertare se esistano responsabilità nella gestione del paziente E in base a quali informazioni la procura si è mossa? Dopo le notizie di stampa che hanno trovato conferme «nelle pubbliche dichiarazioni di un autorevolissimo esponente delle istituzioni». Cioè Conte, cioè grazie tante Contevirus.

[..] Diciamo la verità, siamo il paese in cui s’indaga un sindaco dopo un’inondazione e i sismologi dopo un terremoto. Siamo il paese, come ha scritto Giancarlo Cesana, dove si «risolvono i problemi con soluzioni apparentemente radicali, ma intese solo a sgravare delle responsabilità».

La confusione al potere

Nello stesso periodo, le prime misure di contenimento prese sono parzialmente positive. Certamente positivo l’isolamento dei paesi colpiti. Molto meno la vaghezza delle altre misure restrittive, che hanno creato confusione e danni economici. Leggiamo la nota ufficiale del governo del 23 febbraio:

Il testo prevede, tra l’altro, che nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi è un caso non riconducibile ad una persona proveniente da un’area già interessata dal contagio, le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica.

Tra le misure sono inclusi, tra l’altro:

[..] – la sospensione dell’attività lavorativa per alcune tipologie di impresa e la chiusura di alcune tipologie di attività commerciale;

[..] – la possibilità che l’accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità sia condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale;

[..] – la limitazione all’accesso o la sospensione dei servizi del trasporto di merci e di persone, salvo specifiche deroghe.

Tutto questo che cosa vuol dire in pratica? La mia azienda può lavorare? Il mio negozio può aprire? Boh! La vaghezza è dovuta alla mancanza di coordinamento e, ancora, alla necessità tutta politica di far vedere che si fa qualcosa. Si sarebbe dovuto invece attendere, e dare risposte chiare ai maggiori dubbi delle persone su come gestire le attività sociali a rischio.

Invece questa comunicazione ha portato ad azioni sparse, come aziende che chiudevano perché una persona stava male.

Questa confusione ha colpito anche l’efficacia dei provvedimenti, in teoria duramente adeguati, nelle le zone rosse:

«Nessuno vuole infettare qualcuno — Andrea Maiocchi, commerciante di Castiglione — ma le regole non possono ignorare la realtà. Su dieci Comuni chiusi, solo quattro contano persone infette. Eppure, all’interno della cintura, ognuno va dove gli pare. Assurdo: è come dire che dentro il focolaio c’è licenza di contagio, mentre chi vive in paesi indenni dal Covid-19 non può fare un salto fuori per pratiche urgenti negli uffici, o per procurarsi ciò che qui è sparito: disinfettanti, detersivi, acqua minerale, cibo per animali e sigarette». La zona rossa più vasta d’Italia, 5 morti e il 90% dei contagiati in Lombardia, così ancora non funziona.

I governatori regionali, agiscono con apparente calma, anche se pure loro non sono chiaramente all’altezza della situazione. Ci sono misure in ordine sparso e non chiare, come la chiusura di bar alle 18:00, che non hanno una vera ragione scientifica.

C’è una famigerata immagine di Fontana, presidente della Lombardia, con una mascherina malmessa. L’immagine proviene da questo video.

Come potete vedere il video è sostanzialmente calmo e ragionevole. Potremmo dire un video di buonsenso. Però è chiaro che in una situazione di potenziale emergenza queste azioni folkloristiche andrebbero evitate.

La comunicazione amichevole, vicina al popolo, da parte dei politici è già discutibile in tempi normali, ma è sicuramente fuori luogo nelle situazioni serie. Nessuno vorrebbe un medico che facesse l’amicone mentre ti prospetta che potresti avere il cancro.

Medici untori

Abbiamo detto che Conte aveva parzialmente ragione sul fatto che i medici avessero sbagliato qualcosa. In effetti è così. Quando si è capito che il famigerato paziente 1 effettivamente avesse contagiato l’intero pronto soccorso io stesso, come molti altri, non avevo avuto una buona impressione dell’azione dei medici.

Il «paziente 1» entra in Pronto Soccorso, per la seconda volta, alle 3.12 di notte del 19 febbraio. [..] Trentasei ore. È il tempo trascorso tra il ritorno di Mattia in Pronto soccorso (dov’era già stato il giorno prima) e il tampone per il coronavirus. Il test viene fatto intorno alle 16 del 20 febbraio. Dopo che il 38enne, maratoneta e calciatore per diletto, passa un giorno e mezzo nel reparto di medicina. Lo vanno a trovare parenti e amici ed entra in contatto con medici, infermieri e altri pazienti.

Quindi l’azione non è stata da manuale, ma è anche vero che il governo stesso ha contribuito a questa confusione. Continua lo stesso articolo.

Il test gli viene fatto solo intorno alle 16 del 20 febbraio. Il motivo: «Non è di ritorno dalla Cina». In realtà, le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato». E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà, lo può essere. Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio cancella quella frase e prevede controlli solo per chi ha legami con la Cina. Così l’assessore alla Sanità Giulio Gallera ieri può andare in Consiglio regionale a dire che l’ospedale di Codogno ha rispettato i protocolli. Vero.

Ecco qui si vede ancora una volta il peggior errore del governo: comunicazioni confuse e senza ragion d’essere. Il problema maggiore della crisi è l’incertezza, la mancanza di fiducia nelle istituzioni, che provoca risposte di pancia e assalti ai supermercati. Il governo ha fomentato questo problema perché esso stesso era confuso e incerto sul da farsi.

Inoltre bisogna dire che anche tutti i livelli dell’amministrazione sanitaria hanno fallito. Come si è già detto, non si sono preparate misure, non sono state fornite mascherine ai medici, non si sono dati istruzioni operative chiare al personale sanitario, ecc. Di questi errori è responsabile l’amministrazione regionale, perché se è vero che i medici devono saper fare il proprio mestiere, non si può pretendere che un ospedale di campagna abbia protocolli assodati per eventi del genere.

Questa lettura degli eventi è stata confermata anche da Walter Ricciardi, nella già citata intervista:

Inoltre, quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso.

Ciò ci offre anche un ultimo spunto, i medici stessi hanno delle colpe. Perché se è vero che non potevano essere pronti per l’emergenza il fatto è che molti nel pronto soccorso, sia personale sanitario che pazienti, sono stati contagiati.

In questo caso sono stati i medici gli untori, perché non è che il paziente 1 andasse in giro a incontrare tutti. Quindi i medici non hanno nemmeno seguito le normale procedure sanitarie, le stesse che servirebbero a impedire i normali contagi da influenza.

In pratica entri al pronto soccorso per una gamba rotta e il medico ti contagia con l’influenza (o il Covid-19). Qui si torna al medioevo, quando avevi più possibilità di sopravvivenza se non andavi dal medico.

La popolazione la prende con calma

In quei giorni il clima in Italia è ancora generalmente leggero, persino nella Lombardia (anche se fuori dalle zone rosse). Certo ci sono piccole crisi locali e assalti alle mascherine, ma onestamente questo capita dappertutto nel mondo.

In questo clima di calma non ci sarebbe nulla di male, se uno potesse avere fiducia nel governo e nelle istituzioni…

https://twitter.com/menstechnica/status/1232204952593891329

Alcuni gruppi sociali sperano anche in un risvolto positivo della crisi, come lo sviluppo del lavoro da remoto (per qualche motivo chiamata smart working). E io ero tra questi.

Sfortunatamente si è presto capito che aziende e pubbliche amministrazioni erano impreparate a lavorare da remoto. Ora sono ben consapevole (lavorando da remoto) che questa modalità implica profondi cambiamenti organizzativi, ma molte aziende e pubbliche amministrazioni offrivano già questa possibilità ai propri dipendenti, quindi sembrava si trattasse solo di potenziarla.

Invece ho visto gente, la maggior parte, che per lavoro da remoto intendeva dire prendere il portatile dal lavoro e usarlo a casa…

Poi, ovviamente, si sono anche viste le carenze delle nostre reti di telecomuniczioni.

È epidemia

Dal finire di febbraio agli inizi di marzo la situazione peggiora di giorno in giorno. L’Italia finisce per superare tutti i Paesi al mondo per numero di contagi e di morti, tranne la Cina. Vengono superate persino le altre due nazioni in crisi, come Corea del Sud e Iran, che pure inizialmente erano messe peggio.

Diffusione di COVID-19 al 09 febbraio 2020

Misure forti, ma…

Con l’arrivo accertato dell’epidemia, il governo agisce più seriamente di prima, anche se con uguale confusione. In questi giorni sono note le polemiche circa la fuga di notizie circa le zone rosse in varie province del Nord Italia. Una fuga di notizie che ha portato ad una fuga di persone.

Se è vero che in condizioni normali una fuga di notizie sarebbe un piccolo errore. Non è così in simili frangenti, perché c’è da aspettarsi il panico. E bisogna essere coscienti che mantenere fiducia e controllo sono parte fondamentale per rendere efficaci le misure.

Il problema non sono le fughe di notizie, ma la generale mancanza di direzione. Ciò in una democrazia, in cui efficacia d’azione si basa anche sul persuadere i cittadini, è esiziale.

L’obiettivo di contenere la diffusione del virus è miseramente fallito perché si è verificato l’esatto contrario: dalla riduzione degli spostamenti si è giunti a uno spostamento di massa. Un’eterogenesi dei fini che descrive plasticamente lo sbandamento delle istituzioni.

Una situazione simile, è bene ripeterlo, deriva da una comunicazione di crisi che continua a essere farraginosa. Manca una figura autorevole che illustri con rigore e fermezza le decisioni prese e quindi i comportamenti da tenere e quelli da evitare. Manca un responsabile della comunicazione che si coordini con i giornalisti per fornire in modo quanto meno ordinato i provvedimenti (e quindi giornalisticamente le notizie) varati dalle istituzioni che continuano a diffondersi caoticamente generando panico e confusione. Manca insomma un leader capace di tenere i nervi saldi e in grado di rassicurare e tranquillizzare gli italiani. Un punto di riferimento solido che funga da ancora di salvezza in una fase di spaesamento generale.

Leggete i siti ufficiali!

Non è solo Conte, tutto lo Stato comunica male. Le zone rosse sono in realtà zone arancione. Ovvero non si può uscire dalla propria provincia, ma si può circolare all’interno di essa, come dice esplicitamente il sito ministero della salute nella sua FAQ.

3. Che cosa devono fare i cittadini della Lombardia e delle province più colpite in Italia?

– evitare gli spostamenti in entrata e in uscita da questi territori, salvo quelli per esigenze lavorative o motivi di salute

[..] Tutte le misure fino a 3 aprile nel Dpcm 8 marzo 2020 che sostituisce quelli emanati in precedenza e individua misure di contenimento dell’epidemia.

Ma in realtà non è così. Il provvedimento citato dalla FAQ dice altro:

a) evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonche’ all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ ovvero spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;

Cioè lo stato ufficialmente semina disinformazione.

Misure chiare e confuse

Questa confusione è stata anche notata dagli amministratori locali: Coronavirus, Fontana: “Giusta direzione ma decreto pasticciato”:

La bozza del decreto del governo sul coronavirus “sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus”. A indicarlo è il governatore lombardo, Attilio Fontana, il quale però evidenzia che il testo è “a dir poco pasticciato”: servono “chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno”. E sulla stessa linea è il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che chiede “soluzioni più coerenti” [..]

L’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, in prima linea da due settimane contro l’epidemia parla di bozza “ancora confusa e piena di ambiguità”: “La bozza parla di evitare in modo assoluto ogni spostamento, è vietato o non è vietato? evitare è un invito o un obbligo? – si chiede l’assessore – perché noi abbiamo bisogno di dare un messaggio molto forte ai nostri cittadini e cioè che per bloccare la diffusione del virus e continuare a garantire le cure salvavita abbiamo bisogno che la gente si fermi”. Poi, dopo un confronto con il governo precisa che la “dizione ‘evitare’ evita il fatto che ci debbano essere certificazioni o un controllo militare del territorio che in questo momento sarebbe incomprensibile“.

Capite? La chiarezza viene dopo le importantissime esigenze di dizione burocratica.

E non è solo una questione di parole. Vengono sollevati anche dubbi da più parti circa l’applicabilità pratica del decreto. Si blocca tutti sì, in teoria, ma in realtà chiunque può muoversi con autocertificazione compilata con modulo su carta!

Si può davvero pretendere che 24 milioni di persone compilino moduli ogni giorno? Non accadrà (non accade già ora nella maggior parte dei piccoli comuni). Quindi di nuovo si spaventa, si confonde, si agisce fortissimamente sulla carta, ma blandamente nella realtà.

Il giorno dopo cambia tutto

Arriva anche nella notte del giorno dopo (il 9 marzo) la notizia, ovviamente assente dal sito ufficiale fino al mattino del 10 marzo, che queste misure sono state estese a tutta Italia.

Per 24 ore questa è stata la vita della sola Lombardia e di 14 province. Alcuni punti restano ancora poco chiari ma ora, attraverso un decreto di due articoli pubblicato ieri sera in Gazzetta Ufficiale, le stesse restrizioni vengono estese a tutta la penisola perché quello che è stato fatto finora non è bastato.

Possibile che la situazione sia precipitata in 24 ore, oppure ci si poteva chiarire le idee prima?

Presa di coscienza

Sembra ormai chiaro a tutti, o quasi, la serietà della situazione, tanto che persino i toni scherzosi dei giorni precedenti non sono più tollerati.

https://twitter.com/MinutemanItaly/status/1236416558307725312

Cosa potrebbe accadere ora

La situazione italiana è questa: epidemia e recessione. Rimane da capire la gravità dei due fenomeni.

Le misure prese in Italia funzionano?

Questa è la tabella della progressione dei contagi in Italia, all’11 marzo.

La cattiva notizia è che le misure italiane non sembrano funzionare adeguatamente, visto che i contagi aumentano all’incirca del 25% al giorno da inizio marzo. In pratica rallentano i contagi, ma non li fermano. In Cina invece i contagi, una volta rallentati attorno a queste percentuale, sono rapidamente scesi per annullarsi in circa 2 settimane.

Questa è probabilmente la ragione per cui il governo ha deciso di mettere tutta Italia in zona arancione. Queste nuove misure funzioneranno? Lo sapremo dopo circa 14 giorni, quindi verso il 22 marzo.

Recessione globale

Anche per l’economia mondiale si prospetta una recessione.

Il mercato in questi casi anticipa, e per certi versi causa, la recessione. Già si attendeva una frenata alla fine del 2020, adesso si vede confermata questa tendenza. Quindi le aziende non faranno investimenti e le persone compreranno meno per prepararsi a tempi grami, di conseguenza si rende certa una frenata economica.

Il tasso di mortalità ideale

Per quanto riguarda la gravità dell’epidemia, nessuno può dare certezze, gli esperti sono i primi a ribadirlo. Si tratta di stime e analisi motivate, basate sui primi dati e sull’esperienze pregresse della comunità scientifica. Rassicura sulla loro attendibilità che i primi dati e aspettative siano stati per ora confermati.

Il tasso di mortalità dovrebbe essere al massimo dell’1%. Questa era la previsione condivisa a Febbraio:

The data so far suggests that the virus has a case fatality risk around 1%; this rate would make it several times more severe than typical seasonal influenza and would put it somewhere between the 1957 influenza pandemic (0.6%) and the 1918 influenza pandemic (2%).

Secondo gli ultimi dati, ottenuti confrontando i risultati di vari Paesi, questa previsione sembra essere corretta, in condizioni ideali. Cosa vuol dire? Significa che:

  • se tutti gli infetti vengono scoperti
  • se ogni paziente grave ottiene le cure adeguate

e poi calcoliamo la percentuale di morti tra gli infetti, essa dovrebbe collocarsi tra il 0.1% e il 1%:

According to Brett Giroir, the assistant secretary for health at the Department of Health and Human Services, the best estimates of the overall mortality rate for COVID-19 in the US are between 0.1% and 1%.

Il problema è che non tutti i pazienti vengono scoperti e che non tutti ricevono cure adeguate. Partiamo dall’analizzare il primo punto.

https://i.insider.com/5e62892ffee23d347c732e45

Il primo punto è per certi versi positivo: il fatto che non tutti i pazienti vengono scoperti, ma solo i casi più gravi, significa che viene sovrastimato il tasso di mortalità ideale. Significa però anche che viene sottostimato il reale numero dei contagi. Sostanzialmente più fai test generalizzati, anche di quelli asintomatici, più trovi gli infettati senza gravi problemi.

La Corea del Sud sembra aver fatto il maggior numero di test pro capite (ovvero, rispetto al reale numero di contagiati), quindi il suo tasso di mortalità dovrebbe rappresentare il vero tasso di mortalità. Ovviamente questo significherebbe anche che in Italia ci sono molti più contagiati rispetto a quelli scoperti. Il che non sarebbe positivo, ma spiegherebbe in parte il più alto tasso di mortalità registrato.

Il tasso di mortalità reale

Il secondo punto significa che il tasso di mortalità reale si abbassa se tutti i pazienti che ne hanno bisogno ricevono le cure adeguate. E ciò spiegherebbe un’altra parte del tasso di mortalità così alto registrato in Italia rispetto a quello della Corea del Sud.

In Italia non tutti i pazienti ricevono le cure adeguate. Che non accada lo dicono le statistiche.

E ormai lo dicono anche le associazioni di medici, siamo già arrivati vicini al collasso della nostra capacità di curare i pazienti.

Di fronte al disagio, anche psicologico, che li sta mettendo a dura prova, la Società italiana anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) ha deciso così di mettere nero su bianco alcune raccomandazioni ad uso interno destinate a sollevare polemiche e a far discutere il mondo scientifico e non solo: in caso di condizioni eccezionali, di squilibrio tra necessità e risorse disponibili, occorre “puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”.

Non si può quindi dire quale sarà il tasso di mortalità reale in Italia, presumibilmente aumenterà, ma nessuno può dire di quanto.

Quale sarà il bilancio finale?

Bisogna di nuovo ribadire che non si sa nulla con certezza. Gli esperti non azzardano previsioni sicure, però possono elaborare stime basandosi su malattie simili.

Ovviamente queste sono varie, tutte basate sull’evoluzione dei contagi dell’influenza e di altri coronavirus.

Queste sono una serie di previsioni fatte a metà febbraio:

Harvard epidemiologist Marc Lipsitch told The Wall Street Journal that “it’s likely we’ll see a global pandemic” of coronavirus, with 40 to 70 percent of the world’s population likely to be infected this year.

[..] Two other experts have recently given similar estimates.

Ira Longini, a biostatistician and adviser to the World Health Organization (WHO), has predicted that two-thirds of the global population may eventually contract COVID-19.

Prof Gabriel Leung, the chair of public health medicine at Hong Kong University, says if the transmission estimate of 2.5 additional people for each infected rate is accurate, that would result in an “attack rate” that would affect 60 to 80 percent of the world’s population.

In sintesi parliamo di stime varie, ma tutte alte: dal 40% all’80% della popolazione mondiale. Con un simile livello di contagi il tasso di mortalità reale sarebbe imprevedibile. Facciamo qualche calcolo, per dare un’idea della variabilità possibile, con una popolazione mondiale di 7.7 miliardi di persone:

  • una percentuale di contagiati pari al 40% e un tasso di mortalità del 0.6% porterebbe a circa 18 milioni di morti
  • una percentuale di contagiati dell’80% e un tasso di mortalità del 5% porterebbe a circa 269 milioni di morti

Beninteso quasi nessuno parla per il momento di cifre, perché è troppo presto per stime realistiche.

Ne parla solo Metaculus, un sito di crowsourcing delle previsioni. Questo sito unisce in maniera intelligente, per mezzo di un algoritmo, previsioni di vari persone comuni con abilità nel fare stime. Non sono quindi medici, ma persone che hanno dimostrato un certo talento nel ragionare in maniera razionale. Al momento il valore atteso di morti è in media 1.2 milioni.

Previsione di Metaculus al 10 marzo 2020

E se il coronavirus fosse stagionale?

L’unica buona notizia potrebbe essere la stagionalità del Covid-19. Cosa significa? In pratica, come l’influenza, il virus si diffonderebbe più di inverno che in estate. Questa ipotesti sarebbe incoraggiante, perché vorrebbe dire che siamo vicini, in Italia, alla fine della fase più pericolosa.

Però se sia davvero così nessuno può dirlo con certezza, perché in realtà non si conosce davvero la ragione della stagionalità di alcuni virus.

Numerous human viruses, including influenza and some other coronaviruses (there are several), are seasonal, typically striking in the cooler months, with cases declining as summer nears. Scientists aren’t exactly sure why this happens, but one of the prevailing theories is that it’s because of the weather. 

Marr said there wasn’t yet a consensus among scientists about what leads some viruses to be seasonal — and it could be a mix of factors.

[..] “We don’t know if this virus will be seasonal, because we haven’t had previous experience with this virus, and SARS and MERS are not necessarily good analogies,” he said in an email. “It’s possible it will be seasonal, but it’s too early to tell, so it’s just speculation.”

Alcune osservazioni non fanno ben sperare.

While the new virus could behave similarly to flu, several epidemiologists noted that there are additional reasons not to assume that will be the case.

For one, even though flu generally subsides in temperate regions when summer rolls around, there are instances in which flu has not always obeyed its own calendar.

“A number of flu pandemics have come in late spring or summer,” Morse said, including the 2009 H1N1 pandemic flu and the 1957 flu in the U.S.

Infine bisogna anche ricordare che la famigerata influenza spagnola, colpì in più ondate. Cioè fu stagionale, ma colpì in varie fasi. In particolare la seconda ondata del 1918 colpì più duramente della prima.

Conclusioni

L’Italia non ha reagito bene alla crisi del Covid-19, come non ha reagito bene a nessuna delle crisi precedenti. L’unica, magra, speranza è essere salvati da fattori esterni, come la stagionalità del Covid-19.

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