Il concetto di nazionalismo oggigiorno ha spesso connotazioni negative. Però il suo successo dimostra che ha fornito un valore sociale e politico indispensabile per molti Stati del mondo. In questo articolo ne discutiamo in maniera analitica.
Il significato della parola
Lo stesso suffisso -ismo può avere significati multipli, pertanto ogni parola composta che lo contiene può essere compresa in modi differenti. Persone differenti comprendono la parola attraverso differenti lenti storiche e filosofiche. Aggiungete a questo un bagaglio di ideologie politiche e problemi annessi, e si ottiene una parola dal significato frainteso e confuso. Infatti l’idea che il nazionalismo sia un male è diffusa soprattutto in Europa e non negli Stati Uniti o in altre regioni del mondo.
Fondamentalmente la parola nazionalismo ha storicamente due significati:
- Le nazioni esistono, ovvero essere membro di una nazione ha un qualche significato rilevante
- Alcune nazioni sono migliori di altre, ovvero hanno il diritto di agire a proprio supremo beneficio
La prima accezione è stata rilevante per il processo di unificazione di Stati come Grecia, Italia e Germania. Infatti è stata la principale ideologia a supporto di questo processo. Quest’accezione è anche spesso equiparata con il patriottismo, anche se filosoficamente sono concetti diversi.
La seconda concezione è stata rilevante per la storia del colonialismo, in cui era inestricabilmente mischiata con il razzismo. I dirigenti e il dibattito politico di molti Paesi giustificava il colonialismo per ragioni nazionaliste e razziste assieme. Queste ragioni potevano spaziare dal diritto (e talvolta il dovere) di proteggere comunità inferiori da loro stesse o altre nazioni (es. la conquista delle Filippine da parte degli USA) fino alla necessità di acquisire risorse per far prosperare il proprio popolo (es. la conquista italiana della Libia).
È importante notare come il significato fondamentale sia il primo: ovviamente non è possibile sostenere che la propria nazione sia superiore ad altre se non si crede che le nazioni esistano.
Ruolo positivo o negativo?
Si può generalmente concludere che il secondo significato abbia un valore negativo. Se è pur vero che ci sono espressioni potenzialmente benefiche (es. compra italiano che noi facciamo la roba migliore) i risultati negativi (es. guerre) sono di gran lunga più significativi. Chiaramente i più ferventi nazionalisti non fanno battaglie per esaltare la qualità del mobilio nazionale o per il dominio delle fabbriche popolari.
Oggigiorno sostanzialmente solo gli Stati Uniti sposano ancora questo secondo significato, credendo che la loro nazione sia il faro del mondo e che il loro dominio sia un bene per l’umanità. Questo ha delle conseguenze negative soprattutto in politica estera. Però questa visione influisce anche nel discorso interno. Per molti americani parlare di American Way significa parlare del modo migliore per fare qualcosa. E dire che qualcosa è unamerican non significa semplicemente dire che non si adatta al contesto americano, ma che è peggio.
Invece è oggetto di discussione se il primo significato abbia un valore positivo. Per la maggior parte degli abitanti di Grecia, Italia e Germania l’esistenza dei propri Stati ha un valore positivo. Nessuno rimpiange la dominazione straniera e la divisione. In questo contesto, secondo me, il nazionalismo ha avuto un ruolo e un valore molto positivo.
I popoli nominati, così come quelli che hanno guadagnato l’indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno combattuto per la liberazione di un’unica comunità politica. Gli indiani si sono battuti per la libertà dell’India, non degli Indiani. Nei fatti questa liberazione era spesso almeno in parte una creazione. Cioè l’idea nazionale esisteva già, ma si dovevano creare le istituzioni ed esperienze comuni che avrebbero concretamente realizzato la nazione.
Il nazionalismo non era solo una ragione tattica. Cioè la gente non combatteva per l’Italia anche se in realtà voleva la libertà. L’Italia non era solo una scusa per poter ottenere la libertà. Nazionalismo e libertà erano una cosa sola. In altre parole, gli indipendenti ritenevano che il nazionalismo fosse la sine qua non senza la quale non si sarebbe potuto creare uno Stato moderno. Solo mettendosi assieme le persone avrebbero potuto raggiungere quella forza necessaria per esprimere qualcosa di proprio. In altre parole, Bavaresi e Hannoveriani sapevano che non sarebbe mai potuta esistere una grande industria Bavarese o una grande cultura Hannoveriana, per pure ragioni pratiche. Come potevano centinaia di migliaia di persone creare grandi organizzazioni come quelle francesi e britanniche, che richiedevano una base di decine di milioni di persone? Dovevano diventare grandi e unirsi nella Germania per poter creare qualcosa di significativo, non è che volessero diventare grandi per vezzo.
Il dato fondamentale era oggettivo, anche se poteva essere interpretato in maniera diversa. Ad esempio, se osserviamo il discorso contemporaneo attorno alle questioni dell’indipendenza scozzese o nord-irlandese, o anche la discussione attorno alla Brexit, osserviamo qualcosa di opposto. Una parte consistente (circa la metà) si oppone parlando degli svantaggi economici e politica dell’indipendenza. Ma i sostenitori dell’indipendenza che non negano questo lato negativo, difendono comunque il valore assoluto della propria diversità. In altre parole preferiscono contare meno in assoluto perché vogliono cose diverse dagli altri.
Quindi sono tutti nazionalisti, ovvero ritengono fondamentale essere una comunità unica, con tutte le conseguenze e limitazioni del caso. La differenza è che alcuni preferiscono la prosperità, a costo di una riduzione di unicità della comunità, mentre altri preferiscono difendere l’unicità della comunità.
Esistono alternative al nazionalismo?
Ultimo punto da discutere, e il più complesso, è capire se esistano alternative al nazionalismo. Storicamente ci sono state alternative come Liberalismo, Socialismo, Fascismo e Nazismo. Tralascio di spiegare perché gli ultimi tre siano della cattive alternative poiché il loro fallimento è sotto gli occhi di tutti. Anche il liberalismo ha sostanzialmente fallito, ma lo ha fatto in maniera diversa. Le società liberali erano fortemente discriminatorie: escludevano le parti della popolazione più deboli, dato che erano considerate inferiori. I poveri erano un male necessario per servire i ricchi liberali che prendevano tutte le decisioni, ma non contavano niente ed era un bene che fosse così.
Non è un caso che le società liberali fossero colonialiste. Il secondo concetto di nazionalismo, che parlava della superiorità di certe nazioni rispetto ad altre più povere, si coniugava perfettamente con il liberalismo, che parlava della superiorità della classe dirigente rispetto alle vaste legioni di poveri. Inoltre proprio questa antipatia dei liberali verso la gran parte della popolazione generò come risposta le alternative socialiste, fasciste e naziste, che sostenevano l’importanza di tutta la comunità.
Quindi teoricamente possono esistere alternative al nazionalismo come collante nazionale, però all’atto pratico non si è trovato nulla di meglio. Ovviamente non possiamo dire cosa accadrà in futuro, ma questa è la situazione attuale.