Il significato della privacy

Non m’importa della privacy perché non ho nulla da nascondere

Le frasi più semplici hanno sempre un certo fascino. Ci dicono che la realtà non è, tutto sommato, poi così difficile da comprendere. Ma sono ingannevoli, non solo per l’ovvio motivo che la realtà, in effetti, è complessa, ma anche perché tendiamo ad attribuire ad esse un significato che non hanno. Una frase semplice dice poco o nulla, per cui istintivamente noi le diamo il valore che preferiamo. E ciò costituisce il suo fascino maggiore.

Non si tratta di avere qualcosa da nascondere, ma di avere qualcosa da proteggere

Un’altra frase, di senso opposto, in difesa del valore della riservatezza. Lo ammetto questa mi piace di più, ma rimane pur sempre ingannevole. Che cosa significa riservatezza ? Questa frase, in realtà, non lo dice chiaramente. Il problema è che molti la ritengonocome un qualcosa di negativo, un’assenza, e questa frase non aiuta.

Entrambe sembrano dire che essa significhi: lasciami da solo. E fondamentalmente non è così. La riservatezza riguarda il diritto di interagire con altre persone senza dover rivelare più di quello che vogliamo. Non riguarda me o te, riguarda noi e le nostre relazioni. Quanto pensiamo ad essa non dobbiamo pensare ad un criminale che vuole rimanere nascosto dalla polizia, ma neanche semplicemente ad un informatore che vuole rivelare del marcio ad un giornalista senza essere licenziato.

Dobbiamo pensare a cho vuol rimanere in contatto con i suoi amici, senza rivelare a tutto il mondo che è gay.
Dobbiamo pensare a chi vuol telefonare ai propri parenti in Medio Oriente senza essere bollato come un terrorista per questo.
Dobbiamo pensare a chi vuol parlare con qualcuno con una webcam, senza essere automaticamente registrato dal governo britannico.

Se pensiamo che la riservatezza sia impedire a qualcuno di usare le nostre informazioni, abbiamo una prospettiva inversa. Essa significa, piuttosto, mantenere il controllo della propria vita. In poche parole significa avere leggi chiare, come le abbiamo per ogni altra cosa, per impedire a governi ed aziende di prendere decisioni su di noi al nostro posto e senza la nostra consapevolezza. Come dice Bruce Schneier1 la NSA2 non si è svegliata un giorno e ha deciso di spiare l’intera umanità, si è svegliata un giorno e ha visto che Facebook, Google, etc spiano l’intera umanità e ha deciso di farsene una copia. La sorveglianza privata e pubblica, di aziende e governi, si interseca in maniera inestricabile.

Immaginate di usare la parola “bomba” in un tweet, o in una email, o in un messaggio. Il governo sa che non è abbastanza per un mandato, ma non vuole correre rischi. Ordine alla vostra auto, che si guida da sola, di prendere una deviazione, per passare di fronte ad una telecamera, per sapere che faccia avete e per avere una prova fotografica di dove siete, giusto nel caso accada qualcosa di strano. Voi non vi accorgete di nulla, perché potrebbe benissimo aver deviato per il traffico.
È una piccola cosa, giusto ? Ma se è così semplice farlo una volta, accadrà cento volte, ogni giorno. Pensate ad una situazione simile, ma questa volta è Google Maps che ordina la deviazione per mostrarvi un cartellone pubblicitario, o Bartolini, che paga Google per assicurarsi di avere strada libera per le sue consegne.

Non dobbiamo temere uno stato di polizia, in cui forze oscure ci impediscono di fare ciò che vogliamo, ma una società con gli occhi sempre aperti, che inconsapevolmente plasma il mondo attorno a noi per i suoi scopi. Una società in cui forze oscure, gentilmente, di nascosto, ci spingono a fare ciò che vogliono loro, modificando ciò che vediamo e sentiamo.

Non dobbiamo temere un mondo duro, pieno di nemici mortali, ma uno elastico, pieno di amici melliflui, in cui qualsiasi cosa facciamo viene manipolato.

La riservatezza determinerà chi avra il controllo delle nostre vite. Saremo noi o qualcun altro ?


Note

1. il più famoso esperto di sicurezza []

2. un’agenzia di spionaggio americana []

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