I peggiori leader della storia: Boudicca

Ci sono stati molti cattivi leader nella storia, oggi ne parliamo di uno in particolare: Boudicca. La sua storia è interessante perché era una donna e perché la sua figura è stata immeritatamente esalta in epoca vittoriana, come eroina e simbolo dell’indipendenza inglese.

Il regno degli Iceni

Boudicca raggiunse vette terribili in termini di moralità e competenza. Era la moglie del re degli Iceni, una tribù che si era alleata con i Romani. Alla morte di suo marito i Romani annessero il regno, per la costernazione degli Iceni, ma in una mossa che sembrava legittima e consueta per loro.

Era pratica normale per Roma concedere l’indipendenza ai regni alleati solo finché erano vivi i re clienti che però dovevano lasciare in eredità a Roma i loro regni. Per esempio, le provincie di Bithynia e Galatia furono incorporate nell’impero in questo modo. La legge romana, inoltre, riconosceva validità solo all’eredità per linea maschile, così, quando Prasutago morì, i suoi tentativi di mantenere il proprio regno indipendente furono vanificati ed esso fu annesso dai Romani.

da Boudicca

Il problema politico era che il re degli Iceni aveva nominato co-eredi l’Imperatore di Roma e le sue figlie, e siccome la legge romana non permetteva l’eredità per via femminile, i Romani pensavano fosse legittimo per loro annettere il regno. Era un tipico caso di comportamento da Romano: dura lex, sed lex. Ottenere quello che volevano, ma al contempo rispettare la legge, erano entrambe cose fondamentali.

Per stabilire con assoluta certezza la legittimità del passaggio i Romani flagellarono Boudica e stuprarono le sue figlie. Pratiche indubbiamente terribili secondo i dettami attuali, ma in linea con la moralità dell’epoca. Lo scopo di queste azioni non era la violenza in sè, infatti non ci fu violenza contro il popolo degli Iceni, bensì umiliare i pretendenti. L’umiliazione dei pretendenti disinnescava il rischio politico. Un po’ come se oggi si constringesse un ribelle ad ammettere una colpa politica o un crimine in pubblico. Lo si squalificherebbe da future cariche.

Oltre a queste vicende, vi erano altri motivi di ruggine, come il timore della fine della prosperità, dopo l’ottimo regno di Prasutago e la perdità dell’indipendenza. Come per altre vicende storiche il problema fondamentale è che entrambe le parti hanno convinzioni conflittuali, o se preferiamo illusioni.

I Romani pensavano che gli Iceni avrebbero accettato il loro giusto destino, visto che la prosperità di Prasutago era anche dovuta alla sua alleanza con i Romani. Dopotutto il fatto che l’imperatore fosse nominato co-erede era parte degli accordi. L’intesa era che i Romani avrebbero avuto il regno alla prima occasione buona. D’altronde gli Iceni pensavano che i Romani avrebbero accettato la loro giusta indipendenza per qualche tempo ancora, visto che era stata proficua per tutti e ai Romani non costava molto.

La rivolta

Il territorio degli Iceni
Il territorio degli Iceni sovrapposto alle attuali amministrazioni britanniche

Ad ogni modo gli Iceni, e altri popoli locali, sfruttarono il fatto che i Romani erano impegnati nel nord del Galles e si ribellarono. Però Boudicca non tentò di riconquistare il suo regno o combattere per la sua indipendenza, semplicemente iniziò a commettere violenze e atrocità indisciminati.

Prese l’intero suo popolo e iniziò a vagare e sterminare, ben oltre i confini del suo regno. Le evidenze archeologiche indicano che essi distruggevano metodicamente ogni edificio e uccidevano ogni abitante nei paesi che occupavano. Tacito scrisse the uccisero 80 000 tra Romani e Britanni (nome che racchiudeva tutti gli alleati locali dei Romani). Inoltre:

le più nobili tra le donne vennero impalate su lancie e i loro seni vennero tagliati e cuciti alle loro bocche, come se si stessero allattando da sé

Ciò fu fatto apparentemente per vendicare ciò che era stato fatto alle sue figlie. Un particolare da ricordare, sia per indicare il grande esempio di solidarietà femminile rappresentato da Boudicca, sia perché ciò giustifica l’azione dei Romani. Non certo moralmente, ma politicamente, il loro strupro aveva effettivamente danneggiato politicamente le figlie di Boudicca. Se è pur vero che le figlie avevano forse perso la legittimità necessaria per reclamare il regno, lanciarsi in un genocidio indiscriminato senza un vero obiettivo politico non era l’unica sceltà possibile. Boudicca avrebbe potuto costruire un’alleanza con gli alleati locali dei Romani, che erano pur sempre popoli simili a quelli degli Iceni, invece di massacrarli tutti assieme ai Romani.

Benché i numeri da fonti antiche sono difficili da verificare, è storicamente accertato che i ribelli erano principalmente dediti ad omicidi, stupri e distruzioni di massa.

L'avanzata di Boudicca
L’avanzata di Boudicca

La risposta Romana

La campagnia romana iniziò con dei fallimenti. La città di Londra, allora ancora un piccolo centro, seppur localmente rilevante, fu abbandonata dalle legioni perché difficile da difendere e rasa al suolo dai ribelli.

I Romani quindi si riorganizzarono e assemblarono un’armata di 10 000 – 13 000 uomini per combattere i ribelli, che varie fonti danno tra i 120 000 e i 230 000. Queste cifre includono l’intera popolazione degli Iceni che, come detto, erano partiti al massacro in toto. Quindi i guerrieri effettivi erano probabilmente tra i 50 000 e gli 80 000. Di nuovo, i numeri non sono certi, ma il consenso storico è che il numero dei Romani fosse una frazione dei ribelli.

La Battaglia della strada Waitling fu una sconfitta asoluta per gli Iceni. I Romani persero circa 2000 uomini, mentre gli Iceni ne persero 40 000.

Quindi il risultato della sua ribellione fu centinaia di migliaia di morti e la quasi totale distruzione del suo stesso popolo.

La ribellione, sommata agli altri problemi del suo regno, aveva talmente preoccupato l’imperatore Nerone che aveva pensato di porre fine al dominio romano in Britannia. Quindi se avesse semplicemente tentato di organizzare i ribelli, che mancavano di armi adeguate e organizzazione, avrebbe potuto vincere e costringere i Romani alla resa.

Invece optò per un genocidio indiscriminato. Ancora oggi non è chiaro cosa volesse fare. Alcuni sostengono che volesse muovere il suo popolo al di fuori dei confini Romani. Ciò spiegherebbe perché portò con se tutta la popolazione. Però non perché si fosse mossa verso il centro della zona di controllo romana, né perché uccise chiunque sulla sua strada. Probabile che all’idea iniziale di abbandonare il territorio Romano era stata soppiantata da una confusa idea di vendetta contro Romani e i traditori Britanni.

Ovviamente la vittoria totale fece cambiare idea all’imperatore, che mantenne il controllo sulla regione praticamente fino alla caduta dell’Impero. Egli però rimosse il governatore locale, ritenuto, non a torto, responsabile della ribellione per via delle sue politiche repressive che avevano contribuito ad alimentare la rivolta.

Commenti recenti

  • Matteo
    22 Giugno 2021 - 21:38 · Rispondi

    Che stronzate, la rivolta di Boudicca e degli Iceni era assolutamente giustificata, le violenze che erano state fatte dai Romani contro di lei, la sua famiglia e il suo popolo sono state atroci. Non è che se difendete i Romani allora siete dei patrioti, non erano santi, nemmeno eroi, praticamente assoggettavano chiunque si ribellasse al dominio.

    Lunga vita a Boudicca e all’antico popolo iceno, anche nell’umiliazione, nella sconfitta, perché sono testimonianze di come l’uomo non ha mai alcuna intenzione di perdere la sua libertà, ed è sempre pronto ad irradiarsi di ribellione!

    Pace

    • admin
      29 Giugno 2021 - 08:54 · Rispondi

      Il punto dell’articolo non è che i Romani avessero ragione, ma fondamentalmente che Boudicca fosse un’incompetente che ha portato alla distruzione del suo popolo. Appunto perché i Romani si comportarono male un leader più capace avrebbe creato una ribellione più efficace. Inoltre gli Iceni hanno dimostrato di essere peggiori dei Romani, lanciandosi in massacri ingiustificati, anche di potenziali alleati. Boudicca era in cerca di vendetta, non di libertà

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